Il volto del Re

Il volto del Re

Racconta la leggenda che un famoso scià di Persia bandì un giorno un concorso tra gli artisti di tutto il mondo con premi favolosi per chi sapesse meglio rappresentare il suo volto, la sua immagine.
Si presentarono gli Indù con tavolozza a impasti di colori bellissimi, meravigliosi. E si misero al lavoro.
Vennero gli Armeni con cere e crete specialissimi per modellare un volto. E si misero al lavoro.

Giunsero gli Egiziani con marmi splendidi e scalpelli prodigiosi. E si misero al lavoro.

Vennero i Greci: portarono solo un sacchettino di polvere. A cosa serviva quella polvere? Anch’essi si misero al lavoro.

Scaduti i giorni del concorso, lo scià passò a vedere le varie realizzazioni.

Vide un quadro degli Indù, una tavolozza meravigliosa: riconobbe il suo volto. Bellissimo!

Passò dagli Armeni e vide un calco di creta splendido: era lui.

Passò dagli Egiziani e vide scalpellato sul marmo il suo volto: molto bello, splendido.

Poi entrò dai Greci. Che cosa avevano fatto? Con quella polvere sottilissima a tagliente come una lima avevano pulito e lucidate tutti i pavimenti dalla reggia e avevano reso le pareti tersissime come uno specchio.

Lo scià entrò e vide il suo volto splendere dal vivo; tutta la sua persona vi si rifletteva come d’incanto. Le altre erano rappresentazioni morte, quella invece era viva.

E allora comprese che solo il re, il vero volto del re può rappresentare se stesso.

Succede così anche per nei. Con la preghiera non facciamo altro che pulire a ripulire le pareti dell’anima, rendendola trasparentissime, in modo che Gesù, il Padre e lo Spirito Santo vi si possono specchiare.

Maria, attraverso la Parola di Dio era uno specchio tersissimo della Trinità. Come Lei, anche noi dobbiamo diventare sempre più uno specchio luminosissimo dei Tre, attraverso questa polvere, questa lima della preghiera sulla Parola di Dio. Allora esploderà la gioia e Gesù potrà ripetere anche a noi quella Parola stupenda: «Vedrete i cieli aperti e gli Angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo» (Gv 1,51).

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